Gli antidoti “spirituali” contro la peste
Nel Medioevo sterminò quasi metà della popolazione europea. Esplosa inizialmente in Oriente, si diffuse in Europa veicolata dalle navi che dallo scalo di Caffa (Crimea) raggiungevano Costantinopoli (fu la prima città a essere colpita dal morbo) e da lì Genova, con conseguente diffusione nell’Italia centro settentrionale, e Messina, da cui il morbo si estese al resto del Meridione fino a Roma. Ma l’epidemia – com’è noto – colpì l’Europa intera.
I medici dell’epoca si dimostrarono assolutamente inadeguati e del tutto impreparati nell’affrontare questo mostro terrificante. Allora la scienza medica si nutriva di “altre conoscenze”, in particolar modo di Astrologia. In caso di epidemia, per esempio, questi erano i consigli che i medici impartivano:
1. La serenità dello spirito
2. La sobrietà
3. Solo l’uso de’ cibi sani
4. Tenersi lontano dal contagio
5. Indossare delle lane e de’ minerali
6. Avere fiducia nel medico assistente
7. Uso di oggetti esterni
8. Preghiere, onde essere ben assistito
9. Rassegnazione ai divini voleri.
Questi i rimedi ritenuti efficaci in caso di malattie considerate “invincibili”, come la peste o il colera. Accanto a pratiche che, anche oggi, potremmo considerare di una certa validità, come l’uso di cibi sani (3), l’evitare il contatto con individui infetti (4), la fiducia nel medico (6), l’uso di oggetti esterni all’ambiente colpito dalla malattia (7), gli altri consigli erano tutti di natura “spirituale”.
Nel marzo 1547 la peste stava diffondendosi nella città di Trento, allora sede del celebre Concilio. I padri conciliari decisero di sospendere i lavori e di trasferirsi a Bologna. Si racconta che gli stessi si salvarono grazie a un particolare esorcismo, recitando una giaculatoria, già in uso dai tempi del Medioevo.
La formula era stata inserita in una particolare croce, detta Croce di San Zaccaria, Vescovo di Gerusalemme.
Le lettere, che dovevano ricevere una precisa benedizione, dovevano essere portate addosso (mediante una medaglia, un’immaginetta, una reliquia) con sincera devozione, in tempo di peste. Secondo la leggenda sarebbero state scritte di proprio pugno dallo stesso Santo, su una pergamena, poi ritrovata nel Monastero di Frayles in Spagna.
Evito qui di trascrivere l’intera giaculatoria, piuttosto lunga, che si compone di una serie di invocazioni, ognuna delle quali inizia con una delle lettere trascritte sulla croce. Mi limiterò a riportarne qualcuna.
Crux Christi salva me
Zelus domus tuae liberet me
Crux vincit, Crux regnat, Crux imperat, per signum crucis libera me, Domine, ab hac peste
Deus Deus meus: expelle pestem a me, et a loco isto, et libera me
In manus tuas Domine, commendo spiritum meum, cor, et corpus meum
Ante Caelum, et Terram Deus erat, et Deus potens est liberare me ab ista peste
La (mia) traduzione è la seguente:
Croce di Cristo salvami; Lo zelo per la tua casa mi liberi; La Croce vince, la Croce regna, la Croce governa, attraverso il segno della Croce liberami, o Signore, da questa peste; Dio, Dio mio: caccia la peste via da me, e da questo luogo, e liberami; Nelle tue mani Signore, affido il mio spirito, il cuore, e il mio corpo; Dio era prima del Cielo e della Terra e perciò può Diò liberarmi da questa peste.
Chi abbia composto realmente questa giaculatoria non è dato saperlo. Sono evidenti alcuni riferimenti alle Sacre Scritture e in particolare ai Salmi. In parte, invece, è un esempio di invocazioni a carattere popolare che ritroviamo molto spesso nei riti di natura sincretistica (vedi anche il mio Gli Agathazettel e il rito del fuoco e il mio Quando i devoti mangiavano i santini).
Ma sappiamo benissimo che le preghiere avevano maggiore efficacia se accompagnate dall’intercessione dei Santi. Nel caso specifico, esistevano dei Protettori contro la peste. L’elenco sarebbe lungo: i loro nomi variano anche a seconda dei luoghi di culto.
Facendo riferimento all’immagine rappresentata su una interessante incisione settecentesca, che potete osservare qui sotto, ne menzionerò soltanto tre, in essa raffigurati: San Sebastiano, Santa Rosalia e San Rocco.
Come potete osservare, attorno alla Croce di San Zaccaria, sulla quale sono inscritte le “Sacrae Litterae” vi sono San Sebastiano, Santa Rosalia e San Rocco, oranti al Cielo, dove appaiono la Vergine e sopra di Lei la Santa Trinità. Un concetrato di potenza si potrebbe dire.
San Sebastiano era considerato il più potente protettore contro la peste. Come sappiamo, egli fu martirizzato con diverse frecce, che gli provocarono molte ferite, curategli da Santa Irene. Tali ferite erano paragonate ai bubboni provocati sulla pelle dalla peste. San Rocco fu egli stesso vittima della peste, dalla quale riuscì a guarire anche grazie all’assitenza del suo fedele cane, di nome Reste. Santa Rosalia si meritò il culto dei Palermitani, che salvò dall’epidemia nel 1624.
C’è un motivo preciso però che spiega perché le preghiere rivolte direttamente a Dio non fossero ritenute molto efficaci e, dunque, era più opportuno rivolgersi agli intercessori. Come si è accennato, gli stessi medici non riuscivano a dare una spiegazione alla malattia, per cui si pensò che essa fosse il risultato dell’ira di Dio che si scatenava sugli uomini per i loro peccati.
Si spiega così anche la presenza, all’interno dell’immaginetta, della Madonna: chi più di Maria poteva commuovere Gesù e placare l’ira di Dio?
– Biagio Gamba
www.biagiogamba.it